L’idea guida del progetto è il contenimento dell’impatto ambientale sul paesaggio circostante caratterizzato da una verdeggiante gola scavata dal corso del fiume Avisio che svela in lontananza il panorama della cittadina di Moena. Un’area delicata e per questo difficile, in cui inserirsi silenziosamente nel rispetto dell’equilibrio fra gli elementi che la compongono: il fiume, la sponda delle conifere, la strada che si arrampica sulla roccia, il pendio erboso, le prime case che anticipano il panorama di Moena. Vale quindi il principio del minimo intervento che non altera l’equilibrio di pesi, di colori e luce, ma li valorizza e li promuove consentendone un uso non nuovo più consapevole.
La prima scelta è di non alterare l’orografia del contesto mantenendo il pendio esistente tra la strada ed il fiume come nuovo suolo su cui ricostituire una quinta di conifere, come sulla sponda opposta. Poi, la ricerca della geometria migliore che ottimizzasse l’inserimento della nuova funzione prevista e che, “abbassando” l’edificio sotto la quota della strada in modo da contenerne il volume, conseguentemente ne limitasse l’impatto del fronte costruito sul paesaggio.
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Si è scelta quindi una geometria curva, simmetrica all’ansa della strada e tale da definire una forma compatta, introversa, concentrica e nello stesso tempo capace di incastrarsi nel pendio esistente senza alterarne le pendenze. Il prospetto che così si disegna lungo il fiume è il risultato di un “incastro” fra una superficie leggera e smaterializzata – disegnata da un alternarsi di lamelle in legno e ombre che rigano il paesaggio – e un pendio alberato rinaturalizzato che, passeggiando lungo il fiume, la svela a poco a poco.
La soluzione individuata nel rapporto edificio/contesto naturale, approfondisce di conseguenza il rapporto edificio/contesto antropico, ovvero la funzione sociale che la nuova struttura deve avere, in risposta alle aspettative della cittadinanza e dell’amministrazione che promuove l’iniziativa. Questa risposta è concentrata sulla copertura del parcheggio, proprio dove lo spazio/strada – inteso come luogo vivo tra Moena e Soraga – diventa Piazza, uno spazio che gioca con la geometria concentrica del sistema disegnando con rampe, gradonate e fasce di prato gli spazi della sosta e del tempo libero. La Piazza è punto di partenza e sosta, nodo di un sistema di mobilità dolce, luogo vivo e vitale che pulsa alimentato dalle funzioni immesse al di sotto di uno spazio coperto che come una zolla si distacca dal prato. Lo spazio generato è flessibile, deputato all’incontro, alla socialità, destinato ad ospitare piccoli eventi connessi con le locali attività commerciali, culturali e sportive. Ed è infine una piazza panoramica da cui godere della vallata fino a Moena, scorciando attraverso le cime alberate sottostanti.
La scelta di mantenere la quota della copertura più in basso rispetto alla strada e la necessità di generare un ingresso comodo al parcheggio, senza sovradimensionare la cubatura di progetto, ha permesso da un lato di risolvere il nodo della viabilità differenziando le gerarchie di traffico veicolare e pedonale tra il ponte e il parcheggio; dall’altro di “sganciare” i due temi di progetto tra loro permettendo la possibilità di realizzarli indipendentemente anche in fasi diverse e secondo le reali necessità dell’amministrazione.
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